….e sbagliare comunque.
Alzi la mano chi non ha mai guardato un pickup report pensando:
“Quest’anno è diverso” per poi scoprire di aver sbagliato tutto.
I pickup e pace report sono considerati “metriche essenziali” per prendere decisioni informate. Ma quante volte queste decisioni ci hanno portato dritte contro un muro?
La realtà è brutale: a 60 giorni dall’arrivo l’errore medio (quello che in gergo chiamiamo MAPE – Mean Absolute Percentage Error, ossia l’errore percentuale medio delle previsioni) è intorno al 40%. A 30 giorni scende al 30%, e persino il giorno stesso dell’arrivo resta sul 10-15%. Tradotto: stiamo giocando alla roulette russa.
Il problema non è solo l’errore in sé, ma come ci arriviamo.
Il MAPE, che dovrebbe dirci “quanto siamo bravi a prevedere”, in realtà introduce bias ovvero tende a gonfiare alcuni errori e a sottovalutarne altri, restituendo un’illusione di precisione.
E poi c’è la realtà esterna, che corre molto più veloce dei nostri report storici.
Chi aveva previsto, per esempio, l’impatto devastante di una recensione virale su TikTok capace di bruciare settimane di pick-up in poche ore?
O l’aggiunta last minute di un volo low cost che ha spostato migliaia di viaggiatori da una destinazione all’altra?
Insomma, è come guidare guardando solo lo specchietto retrovisore: magari dieci anni fa funzionava, oggi rischi di schiantarti al primo semaforo.
Forse è arrivato il momento di smettere di venerare i pickup report come fossero la Bibbia del Revenue Management. Lo storico serve, certo, ma senza incrociarlo con dati real-time, segnali di mercato ed eventi esterni, rischiamo di restare ciechi.
P.S.: La prossima volta che il vostro capo vi chiede “come va il pickup rispetto al LY”, ricordategli che l’anno scorso le previsioni erano sbagliate uguale.

