Fare consulenza revenue per un hotel dovrebbe significare una cosa semplice: massimizzare il fatturato (preferisco l’utile), vendere meglio, vendere al prezzo giusto.
Peccato che poi scopri che nella realtà è una battaglia su più fronti:
“Va bene alzare i prezzi, ma… e se poi restiamo con le camere vuote?”
Paura cronica del vuoto, anche se i dati dicono che la strategia regge.
I receptionist
“Eh, ma io ho sempre fatto così.”
“Io so chi spende, io conosco i clienti.”
“Il revenue? Sì, ma intanto ieri ho dato la suite a metà prezzo per non lasciarla vuota’.”
L’agenzia marketing
“Abbiamo preparato una newsletter bomba con uno sconto del 30%!”
“Ah, non lo sapevi? L’albergatore ci ha detto di fare un last minute.”
E il consulente revenue? Scopre tutto a posteriori.
Il paradosso
Ti assumono per fare strategia.
Ma poi devi difendere la strategia da chi, in teoria, dovrebbe aiutarti ad applicarla.
La verità?
Il revenue management non è solo tabelline, RMS e fogli Excel.
È cultura aziendale, allineamento, comunicazione.
Se ognuno va per conto suo, il marketing fa offerte a caso, la reception chiude accordi di pancia, la proprietà abbassa prezzi per paura, allora non è revenue: è giocare alla roulette.
Il revenue manager non ha la sfera di cristallo.
Ma senza condivisione, diventa un parafulmine.
(Post volutamente ironico ma realistico)
E tu?
Ci sei passato? Sei mai stato il consulente revenue che scopre le promo solo perché ti sei iscritto alla newsletter dell’hotel che segui?

