Oggi voglio essere molto provocatorio.
Tutti parlano di algoritmi basati sullo storico, sulla domanda, sull’occupazione, sui competitor…
Ma nessuno parla del vero algoritmo che comanda il mercato: quello della frustrazione del cliente.
Sì, hai letto bene: il friction pricing.
Perché, diciamolo chiaro: quando prenotare un hotel diventa un percorso a ostacoli (registrazioni infinite, mille passaggi di checkout, richieste assurde di garanzie, siti lenti, tariffe poco chiare)… il cliente si stressa.
E lo stress si paga.
Se il tuo sito è liscio come l’olio, mobile-friendly, due clic e la prenotazione è fatta… puoi monetizzare di più.
Se invece il tuo cliente deve affrontare un processo degno della dichiarazione dei redditi, allora dovrai abbassare le tariffe per compensare il livello di fastidio.
Il punto è che nessuno mappa mai il costo della frustrazione.
Tutti lì a fare analisi raffinate di pick-up, segmenti e forecast, ma nessuno che si chieda:
“Quanto vale un processo di prenotazione senza stress?”
Ti faccio una domanda scomoda:
Se domani Booking ti manda una prenotazione in 10 secondi, senza email, senza scartoffie, senza rischi di no-show… sei disposto a pagare il 18% di commissione?
La verità è che lo fai già, perché stai comprando assenza di frustrazione.
E allora la provocazione è questa:
Invece di inseguire sempre il compset e inventarci tariffe ridicole con l’IA, perché non iniziamo a mettere in conto il fattore “fastidio cliente” come variabile di pricing?
Magari scopriremmo che una camera non vale 120€, né 100€, né 80€.
Ma vale esattamente quanto il cliente è disposto a pagare pur di non sentirsi preso a schiaffi dal tuo processo di prenotazione.
Ti lascio con una domanda: “Hai mai provato a prenotare una camera dal tuo sito?”

